Bela cauda a Ferragosto

Nata sugli scudi delle legioni romane o nelle stive delle galee genovesi di ritorno dalla Meloria, la farinata di ceci è senza dubbio uno dei piatti che hanno lasciato un segno nella storia della cucina nel Mediterraneo. Già nel 1447 un decreto emesso a Genova conteneva disposizioni che codificavano gli ingredienti (farina di ceci, acqua , sale e olio di oliva) dell’antica scripilita e la misura del testo usato per cuocerla e vietavano l’uso di olio scadente nella sua cottura.
In molti ne rivendicano la paternità, naturalmente. Certamente è piatto tipico della cucina ligure e toscana (costiera) ma vi sono molti luoghi in cui viene prodotta, in diverse varianti e con nomi diversi: socca in Costa Azzurra, cecina in Versilia, fainè nel sassarese, calentita a Gibilterra, fainà in Uruguay e Argentina … A Genova, dove è ancora la regina incontrastata delle antiche sciamadde, rimane la fainà, da gustare bella cada, sciortia d’into forno oua (bella calda, appena uscita dal forno). Probabilmente, è proprio quel bella cada ad averle dato il nome con cui è conosciuta in tutto il basso Piemonte, cioè, bela cauda.
Come detto, le varianti sono innumerevoli, dai più tradizionali ai più recenti e, a volte, un po’ «azzardati»: aromatizzata con aghi rosmarino, spolverata con pepe, magari di varietà diverse, arricchita con i gianchetti, con i cipollotti, con la salsiccia o il gorgonzola …  Già, perchè la farinata non è più un semplice piatto da camalli … se non fosse per il timore di irritare quella discrezione e riservatezza tutta genovese, la si potrebbe definire uno street food piuttosto trendy … 🙂

Ingredienti (x 6-8 porzioni):

  • 500 gr di farina di ceci;
  • 1,5 l d’acqua;
  • 1/2 bicchiere d’olio extravergine di oliva;
  • un rametto di rosmarino
  • 25 gr circa di sale.

Preparazione:

Come si può notare, tutti ingredienti semplici. La situazione si fa un po’ più complessa per quanto riguarda la preparazione. Già, perchè, anche se qualcuno ormai ha sdoganato la farinata con il micro onde, la vera farinata si prepara nel forno a legna e con un testo bello grande di rame stagnato.
In una terrina, stemperare la farina di ceci con l’acqua, facendo attenzione a sciogliere bene eventuali grumi.
Lasciare riposare per una notte (8-10 ore). Trascorso questo tempo, togliere la schiuma che si sarà formata sulla superficie ed amalgamare alla miscela l’olio ed il sale.
Ungere una teglia in rame stagnato con un velo d’olio evo.
Versare la miscela partendo dal centro della teglia in modo da formare uno strato  spesso circa un centimetro.


Aggiungere qualche ago di rosmarino ed infornare nel forno a legna ben caldo.



A piacere, servire con una spolverata di pepe.

Ad accompagnare, i suggerimenti vanno da un Val Polcevera Coronata ad un Golfo del Tigullio Bianchetta, dal Roero Arneis al Piave Verduzzo, all’Albana di Romagna secco, serviti a 11-12 gradi.
Personalmente, però, avendo ancora a disposizione una Favorita di quelle prodotte solo per essere bevute tra amici … 😉

*** *** ***

In occasioni moooooolto particolari, la farinata di ceci può essere preparata anche nel forno di casa, in una teglia di alluminio (in mancanza di quella rame stagnato) …

Solo in queste occasioni non si offende e viene ugualmente buona.

La “Raccolta Speziale” è senza dubbio una di queste occasioni!!!

*** *** ***

Per concludere, un benvenuto a Paola di Pausagolosa in “Cucina l’arte e …”! La sua Torta Gauguin, uno golosissimo cheescake con pesche, aromatizzato alla cannella, menta e lime, sembra davvero nato apposta per l’occasione! 🙂

19 thoughts on “Bela cauda a Ferragosto

  1. I tuoi lunghi silenzi sortiscono straordinari effetti sui post d´esordio, non una “robina” sciue´sciue´ma un post intriso di cultura (lo scrivo sempre lo so 😉 ) di storia, uno se ne va sazio di tutto e soddisfatto…Antonella gongola lo so (l´altra Antonella 😀 ) lei poi che e´in vacanza dalle parti dove io abitavo un tempo e mangiavo la “Cecina”…mah, va a dire il caso.
    E “Napoleone” cosa dice? Ammicca?
    Un fresco saluto dallá verdeggiante Austria 🙂

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    • Ecco! Sempre a pretendere troppo! Cosa ti frega, poi, se il raccogli funghi è prestante o no! Sappi che il sottoscritto si muove tra faggi e castagni come Uncas, l’ultimo dei mohicani (che nel frattempo gli altri davanti hanno fatto un bel sentiero);
      ha un occhio che distingue tra un porcino e una pietra sotto 10 cm di foglie a trenta metri di distanza, altro che quel damerino di Occhio di Falco … Prestante … beh, prestante … diciamo che sono molto meglio di Chingachgook … e anche più giovane 😉
      Ciao!
      Daniele

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  2. Pingback: Auguri Antonella… « Accantoalcamino's Blog

    • D’altronde, quando ci vuole, ci vuole 🙂
      Certo che per accendere il forno in casa … avrai bisogno di almeno un altro ingrediente … frigorifero capiente con tannnta birra bella fresca? 😉
      Ciao!

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  3. Pingback: La “Raccolta Speziale” è terminata: GRAZIE :-) « Accantoalcamino's Blog

  4. Antonella, thank you for an exhaustive report on this chickpea crêpe tradition that has been adopted in so many places throughout even in South America ! (did not know that!) I am hoping to make it soon and will use your guidelines; in the meantime I have enjoyed making Persian chickpea flour cookies.Hope you are well.

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