Pesce rosso, non avrai il mio scalpo!!!

Jeremiah Johnson“, diretto da Sydney Pollack ed interpretato, tra gli altri, da Robert Redford, è un film del 1972 che narra la storia un ex-soldato che entra nel mondo dei trapper e acquisisce una sinistra fama per l’abitudine di mangiare il fegato dei guerrieri Crow da lui uccisi. Il film, liberamente ispirato alla vita del leggendario “Liver-Eating Johnson”, venne presentato in concorso al XXV festival di Cannes e arrivò in Italia con il titolo “Corvo rosso non avrai il mio scalpo!” …

No, non ho deciso di abbandonare i fornelli per dedicarmi ad altro… e non sono nemmeno i postumi di un Capodanno “sfrenato”! Ieri, tra un sonnellino, una passeggiata ed una accurata “spazzolatina” a ciò che restava del Cenone, mi sono ricordata di non aver pubblicato il post preparato per la fine anno, così, ho acceso il mio portatile, ho cliccato sul tasto “Pubblica”, ho lanciato l’antivirus per la prima scansione dell’anno e mi sono messa a gironzolare qua e là.

Il percorso ha preso una sua precisa direzione quando sono arrivata su “Tzatziki a colazione” e ho rivisto il logo di Fatti pescare dalla parte giusta: lì, mi è venuto in mente un film di cui avevo parlato qualche giorno fa con Daniele, The end of the line, sottotitolo “Imagine a world without fish”. Ho fatto una puntatina sul loro sito e, da lì, al blog Bluefin tuna. Visto che non c’erano novità, ho curiosato un po’ e sono finita su un sito che non conoscevo, Fish2fork: non male l’iniziativa di dare un voto ai ristoranti in base alla eco-sostenibilità dei piatti di pesce serviti; limitata, per ora, ma almeno si prova a dividere tra “buoni” e “cattivi” facendone i nomi. A quel punto, sono tornata ad un mio vecchio post, quello sui Gigli alla buzzonaglia di tonno … beh, facendo un po’ di sana autocritica, ad eco-sostenibilità, forse, si salva appena nel finale …

A quel punto, tanto valeva perdere ancora una mezz’ora e vedere se Google regalava qualche cosa di utile e … ma guarda, quel blog l’ho inserito da poco tra i miei “consigliati” … e questo post non lo avevo proprio notato!

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Questi sono i link visitati in seguito alla lettura di “Rosso tonno“, pubblicato su “Trashfood” il 30 luglio scorso. Date un’occhiata, se volete. Quello di cui si parla è:

  1. trattamenti con monossido di carbonio per colorare il tonno e farlo apparire più fresco;
  2. trattamenti con coloranti (E120 – rosso barbabietola) per trasformare un pesce in un altro più pregiato;
  3. i coloranti usati negli allevamenti per rendere più”appetibile” il colore di salmoni e trote;
  4. brevetti per “creare” finti gamberetti.

In più posso, solo aggiungere l’immagine qui sotto.

 E’ la guida alle dosi di una forma sintetica di astaxantina, prodotta dalla Roche e fornita agli allevatori del SalmoFan, da utilizzare in relazione alle sfumature di colore rosa desiderato.

Secondo voi, non è davvero il caso di cominciare a gridare: “Pesce rosso non avrai il mio scalpo!”?

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